La mindfulness: contesto e origini

La Mindfulness è un tipo di meditazione di origine buddhista incentrata sulla consapevolezza. Non è ancora stata trovata una parola che traduca il pieno significato inglese della parola mindfulness, essa infatti vuole rifarsi al concetto di consapevolezza in un modo del tutto particolare. Il suo pioniere fu, negli anni ’70, Jon Kabat-Zinn un biologo molecolare che descrive questo tipo di pratica come “la consapevolezza che emerge dal prestare attenzione di proposito, nel momento presente e in maniera non giudicante, allo scorrere dell’esperienza, momento dopo momento” (Kabat-Zinn, 2003).

Ciò che Kabat-Zinn descrive con le sue parole può avere un grande impatto trasformativo e terapeutico nella mente di chi pratica questa disciplina.
Le sue ricerche, svolte presso il Massachussets Istitute of Technology, hanno dato forma ad uno dei più noti protocolli mindfulness, l’MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction), un percorso della durata di 8 incontri che ha lo scopo di ridurre il malessere causato dalla mal gestione dello stress attraverso la consapevolezza e l’attenzione al momento presente.
Altrettanto noto è il protocollo MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy) elaborato dal Prof. Zindel V. Segal e coll., un programma finalizzato alla prevenzione delle ricadute depressive.

Grazie alla pratica la mente viene allenata a prestare attenzione al momento presente in modo consapevole, notando come questa abbia un naturale moto rispetto a pensieri sul passato o sul futuro. L’atteggiamento di non giudizio rispetto a ciò che emerge durante la pratica è associato all’amorevole gentilezza, un importante elemento che facilita il rapporto con noi stessi e con gli altri.

La capacità di stare nel qui ed ora ha un impatto sul miglioramento della qualità di vita, numerose sono le ricerche che sono state effettuate e che continuano ad essere condotte sui benefici psico- fisici della mindfulness, tra questi ritroviamo: maggiore autostima, empatia, miglioramento della gestione dello stress e dell’ansia, maggiore flessibilità mentale, consapevolezza del proprio sentire, diminuzione dei sintomi legati alla depressione ed ancora da un punto di vista fisico la fortificazione del sistema immunitario, riduzione del dolore cronico e dell’ipertensione associato a malattie cardiache, accrescimento cerebrale delle aree deputate all’apprendimento e alla memoria.

È molto importante ricordare che la pratica della mindfulness può essere un ottimo strumento per tutte le persone che vivono momenti di difficoltà psichica o fisica, così come per chiunque voglia togliere “il pilota automatico” che spesso siamo abituati a tenere attivo per affrontare una vita piena di impegni ma, a volte, priva di consapevolezza. Non ci sono accessori o inclinazioni personali di base da dover possedere per intraprendere questo tipo di percorso.

Infine, è molto importante avere chiaro cosa non è la mindfulness:

  • una delle credenze più diffuse è quella di associare questa disciplina a una pratica di rilassamento, questa non è veritiera poiché il focus della pratica è il porre l’attenzione in modo consapevole a ciò che accade nel momento presente.
  • non è la ricerca della serenità o dell’assenza di emozioni, tra i 9 assiomi della mindfulness troviamo infatti l’assenza di obiettivi da raggiungere. Così come non vi sono emozioni da evitare o ricercare, se mai la possibilità di accogliere ciò che c’è, in maniera non giudicante, nel momento presente. Praticare non corrisponde ad avere “la mente vuota” ma al contrario avere una mente ricca di consapevolezza rispetto a ciò che accade dentro di noi.
  • Non si tratta di una pratica religiosa o spirituale, la mindfulness è stata infatti declinata in diversi protocolli medico-scientifici con importanti validazioni di efficacia.